Fausto Manara

Fausto Manara (Cantù – Como, 1946)

Vive e lavora a Brescia, professore associato di Psichiatria alla facoltà di Medicina dirige il Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare dell’Azienda Ospedaliera locale. In tutti i nove saggi divulgativi pubblicati da Sperling&Kupfer sono presenti forti richiami alla necessità per l’uomo di affrancarsi da vincoli, censure e condizionamenti per raggiungere quel “pensiero libero” che è il patrimonio più prezioso per fare della propria vita una personalissima e straordinaria opera d’arte: le innumerevoli strategie di manipolazione del pensiero e del giudizio, a cui siamo esposti, costituiscono una grande minaccia non soltanto alla nostra libertà, ma anche alla nostra salute mentale. È stata proprio questa esigenza, che sta tra il clinico, il culturale e il politico, che lo fa entrare, con le sue metafore foto-pittoriche, nel mondo delle arti visive. Psichiatra e psicoterapeuta, esperto nell’analisi dell’anima, si dedica qui all’apparenza delle cose e s’interroga sulla loro realtà, su quanto resta della loro realtà, su quanto la deformazione della realtà si trasformi in menzogna e manipolazione dell’osservatore. Così, attraverso la trasfigurazione informatica delle sequenze fotografiche che accompagnano il suo quotidiano, egli ricerca, esplora, mondi sconosciuti e paralleli in cui affiorano inconsci sommersi.

Opere esposte

Teste in vetrina / the influencer, 2018, 77,6×57,6 cm
Graffiti e adesivo / Giallo, 2013, 60×90 cm
Hermès Rue de Sèvres / La maison sur l’eau, 2018, 100×84 cm
Philarmonie de Paris / I bambini di campagna curiosi, 2019, 90×100 cm
Tecnica mista / La covata, 2011, 110×85 cm
Abiti in vetrina / Le fate inquietanti, 2015, 110×80 cm

Tutto nasce da un’antica passione: la fotografia, coltivata da dilettante, scoprendone nel tempo le tante evoluzioni tecnologiche che forse le hanno tolto uno spicchio della sua anima romantica, ma non ne hanno intaccato la bellezza estetica ed espressiva. Ha dovuto imparare a salvare gli scatti nel computer, e a realizzare che, una volta custoditi lì, poteva accadere di tutto. Per esempio di non resistere alla tentazione di portare qualche piccolo ritocco all’immagine, magari soltanto un po’di luminosità in meno, un po’di contrasto in più. Fino ad andare oltre nell’accorgersi che il contenuto e la forma di una fotografia potevano cambiare e che il mouse poteva diventare un pennello tecnologico diminuendo la distanza tra l’originale (la verità) e la sua manipolazione, la sua trasformazione, era rappresentata senza parole. Insomma, senza più dover attingere ai complicati concetti dei tre cervelli, scopre uno strumento per dire della seduzione magica e maligna della disinformazione. È così che è nato DisinForma. www.faustomanara.it