Fiorenzo Rosso

Fiorenzo Rosso (Vercelli, 1955)

Rosso è un risicoltore ma non è un agricoltore che si dedica alla pittura come passatempo: vive nella natura e della natura, ma vive anche nell’arte da sempre, senza vivere di arte, perché si guadagna il pane con i frutti della terra. Vive lontano dai fasti, dai clamori, tra il verde e le risaie, circondato dalle carte, dai libri, dagli strumenti di lavoro per la fotografia, pittura, clichè verre e altri mezzi molto particolari, in una cascina del vercellese. Da oltre trent’anni conduce una ricerca coerente, determinata, anche se silenziosa, isolata, sulle “macchine della visione”, che mettono in scena con un linguaggio analogico elementi naturali ricostruiti ed articolati poeticamente nella loro interazione con lo sguardo, con la percezione e le strutture narrative della coscienza, dell’identità-alterità e della memoria.
Diplomato al Liceo Artistico, tiene la sua prima personale a 15 anni e da allora continua a sperimentare sul rapporti tra pittura e fotografia. Per 40 anni si è occupato dell’organizzazione di eventi nell’ambito di “StudioDieci” di Vercelli di cui è tra i soci fondatori nel 1971. Partecipa ai “Rencontres Internationales de la photographie” di Arles nel 1985. Realizza con Mario Giacomelli ed Olivo Barbieri il Calendario Fiat 1990. È presente alla 52° Biennale di Venezia. Partecipa alla mostra “Caleidoscope d’Italie, regard sur la photographie d’auteur italiens des annès 50 a nos jours” al C.N.A. di Luxenbourg. Sue opere sono conservate presso il Museo di fotografia contemporanea Ken Damy di Brescia. La sua macchina per la visione “Gulliver delle risaie” è esposta in permanenza al Museo Borgogna di Vercelli.

Opere esposte

dalla serie “Macchine per la visione”
Incendio nel frutteto (omaggio a Piero di Cosimo), 2012 diorama con lente e light -box, collage mixed media, circa 40x40x60 cm
Civiltà sepolte, 2013, lente, collage, nidi di vespe, torcia elettrica.
La morte di Ratatouille, 2012, diapositive, visore stereo, light-box, 18x18x14 cmSUSPENS_E, 2014, lente, collage, mixed media, 53×33,5×31,5 cm
I desideri di una ragazza (da omaggio a De Chirico) 2011, light box portatile, cartone, clichè-verre su opalino, torcia a led. 30x20x50 cm

“Mi ha sempre affascinato quella specie di congelamento, di ‘sospensione atemporale’ tipica delle fotografie stereoscopiche. Nelle mie macchine per la visione e, principalmente in quelle che necessitano di visori o di occhialini per anaglifo, uso sovente la stereofotografia perché mi permette di ‘entrare’ nell’immagine e di farne parte. Ricorda la magia del cinema, anzi del pre-cinema e mi piace pensare che un secondo di film è costituito da ventiquattro fotografie. Roland Barthes ne La camera chiara’ scriveva: ‘… sembra quasi che il tempo del cinema sia già passato (morto) rispetto alla fotografia (fotogramma) che a sua volta è già una certificazione del ricordo, è già prodotto della memoria, del passato.'” (Fiorenzo Rosso)